La guida di Elisabetta

Elisabetta
La guida di Elisabetta

Percorso natura

A soli 7 km . Il lago di Vico (dal latino Lacus Ciminus o Lacus Ciminius) è un lago di origine vulcanica dell'Italia centrale situato nella provincia di Viterbo. Esso vanta il primato di altitudine tra i grandi laghi italiani, con i suoi 507 m s.l.m. Per le sue peculiari caratteristiche naturali, il comprensorio Vicano è incluso tra le aree di particolare valore naturalistico del Lazio e tra i biotopi di rilevante interesse naturalistico in Italia. È circondato dal complesso montuoso dei monti Cimini, in particolare è cinto dal monte Fogliano (965 m) e dal monte Venere (851 m), è parte della Riserva naturale Lago di Vico. È compreso all'interno di una Riserva Naturale ed area protetta sin dal 1982 .
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Lake Vico
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A soli 7 km . Il lago di Vico (dal latino Lacus Ciminus o Lacus Ciminius) è un lago di origine vulcanica dell'Italia centrale situato nella provincia di Viterbo. Esso vanta il primato di altitudine tra i grandi laghi italiani, con i suoi 507 m s.l.m. Per le sue peculiari caratteristiche naturali, il comprensorio Vicano è incluso tra le aree di particolare valore naturalistico del Lazio e tra i biotopi di rilevante interesse naturalistico in Italia. È circondato dal complesso montuoso dei monti Cimini, in particolare è cinto dal monte Fogliano (965 m) e dal monte Venere (851 m), è parte della Riserva naturale Lago di Vico. È compreso all'interno di una Riserva Naturale ed area protetta sin dal 1982 .
Il borgo di Barbarano Romano è situato su un ripiano tufaceo che ha come limiti la confluenza di due brevi affluenti del torrente Biedano. Si trova all’interno del Parco Naturale Regionale Marturanum a 340 metri d’altezza, e dista 28,5 km da Viterbo e 72 km da Roma. Il centro storico è caratterizzato da tre strade parallele e da una triplice cinta muraria. Tutta l’architettura medievale si esprime in tanti piccoli gioielli quali vicoli, piazzette, decorazioni sulle finestre e in modo particolare nelle tante architetture religiose e civili. Nelle vicinanze di Barbarano Romano si estende, per ben 1240 ettari, il Parco Regionale Marturanum tra i Monti della Tolfa e i Monti Cimini. È attraversato dal Fosso del Biedano e il Torrente Vesca. In poco tempo si possono raggiungere importanti aree archeologiche etrusche. La più vicina è la famosa Necropoli Rupestre di San Giuliano (circa 3 km). A circa 10 km si estende la Necropoli etrusca di San Giovenale.
Barbarano Romano
Il borgo di Barbarano Romano è situato su un ripiano tufaceo che ha come limiti la confluenza di due brevi affluenti del torrente Biedano. Si trova all’interno del Parco Naturale Regionale Marturanum a 340 metri d’altezza, e dista 28,5 km da Viterbo e 72 km da Roma. Il centro storico è caratterizzato da tre strade parallele e da una triplice cinta muraria. Tutta l’architettura medievale si esprime in tanti piccoli gioielli quali vicoli, piazzette, decorazioni sulle finestre e in modo particolare nelle tante architetture religiose e civili. Nelle vicinanze di Barbarano Romano si estende, per ben 1240 ettari, il Parco Regionale Marturanum tra i Monti della Tolfa e i Monti Cimini. È attraversato dal Fosso del Biedano e il Torrente Vesca. In poco tempo si possono raggiungere importanti aree archeologiche etrusche. La più vicina è la famosa Necropoli Rupestre di San Giuliano (circa 3 km). A circa 10 km si estende la Necropoli etrusca di San Giovenale.

Visite turistiche

A soli 5 km da Capranica e raggiungibile anche a piedi lungo la via Francigena , Sutri è un affascinante borgo della Tuscia, con origini antichissime risalenti all’età del bronzo, e fiorente soprattutto a partire dal periodo della dominazione etrusca. Nei primi secoli del Medioevo Sutri subì le sorti di molti altri feudi vicini, passando di mano in mano tra varie famiglie potenti fin quando Carlo Magno non decise di assegnarlo a sua sorella, ormai diseredata. Secondo la leggenda ella partorì qui, in una grotta, il famoso Orlando, nominato paladino di Francia da Carlo Magno. A Sutri tante e affascinanti sono le testimonianze del passato: un anfiteatro romano completamente scavato nel tufo; una necropoli etrusca formata da decine di tombe ricavate anch’esse nel tufo; mura etrusche incorporate da quelle medioevali; un mitreo poi tramutato in Chiesa (intitolata alla Madonna del Parto) e il Duomo di origine romanica. La Chiesa della Madonna del Parto è un edificio risalente al Medioevo ma ricopre, probabilmente, un mitreo di età romana, completamente scavato nel tufo e dedicato al dio Mitra, solo successivamente adibito a chiesa; tra i siti archeologici di pregio ricordiamo il Parco dell’Antichissima Città di Sutri, una vasta necropoli etrusca, rinvenuta sul colle di fronte al centro abitato, con tombe che vanno dal VI al IV secolo a.C. Il campanile della Chiesa di San Silvestro ha una campana donata alla città della Contessa Matilde di Canossa, potentissima feudataria e alleata del Papato agli inizi del secolo XII. Il prodotto tipico locale per eccellenza è il fagiolo che secondo la leggenda popolare, riuscì ad alleviare i dolori di un attacco di gotta a Carlo Magno. A Sutri, durante la sagra ad esso dedicata, (mese di settembre)viene servito in caratteristiche ciotole di terracotta.
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Sutri
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A soli 5 km da Capranica e raggiungibile anche a piedi lungo la via Francigena , Sutri è un affascinante borgo della Tuscia, con origini antichissime risalenti all’età del bronzo, e fiorente soprattutto a partire dal periodo della dominazione etrusca. Nei primi secoli del Medioevo Sutri subì le sorti di molti altri feudi vicini, passando di mano in mano tra varie famiglie potenti fin quando Carlo Magno non decise di assegnarlo a sua sorella, ormai diseredata. Secondo la leggenda ella partorì qui, in una grotta, il famoso Orlando, nominato paladino di Francia da Carlo Magno. A Sutri tante e affascinanti sono le testimonianze del passato: un anfiteatro romano completamente scavato nel tufo; una necropoli etrusca formata da decine di tombe ricavate anch’esse nel tufo; mura etrusche incorporate da quelle medioevali; un mitreo poi tramutato in Chiesa (intitolata alla Madonna del Parto) e il Duomo di origine romanica. La Chiesa della Madonna del Parto è un edificio risalente al Medioevo ma ricopre, probabilmente, un mitreo di età romana, completamente scavato nel tufo e dedicato al dio Mitra, solo successivamente adibito a chiesa; tra i siti archeologici di pregio ricordiamo il Parco dell’Antichissima Città di Sutri, una vasta necropoli etrusca, rinvenuta sul colle di fronte al centro abitato, con tombe che vanno dal VI al IV secolo a.C. Il campanile della Chiesa di San Silvestro ha una campana donata alla città della Contessa Matilde di Canossa, potentissima feudataria e alleata del Papato agli inizi del secolo XII. Il prodotto tipico locale per eccellenza è il fagiolo che secondo la leggenda popolare, riuscì ad alleviare i dolori di un attacco di gotta a Carlo Magno. A Sutri, durante la sagra ad esso dedicata, (mese di settembre)viene servito in caratteristiche ciotole di terracotta.
Se siete alla ricerca di tranquillità, panorami mozzafiato e luoghi storici allora il vostro tour deve prendere in considerazione San Martino al Cimino, che dista da Capranica circa 25 km. E' un piccolo gioiello immerso nel verde dei boschi dei Monti Cimini. In posizione privilegiata rispetto al capoluogo, il piccolo borgo riserva molte sorprese per i turisti ed un bellissimo panorama sulla zona circostante. Da visitare la sua Abbazia cistercense con la sua imponente e antica struttura. Svettante tra i fitti castagneti dei Monti Cimini, la splendida Abbazia di San Martino al Cimino è documentata dall’anno 838. All’interno di essa potrete trovare il celebre capolavoro di Mattia Preti, Lo Stendardo Giubilare, commissionato da Olimpia Maidalchini Pamphilj per essere utilizzato nelle cerimonie giubilari dell’Anno Santo 1650. Palazzo Doria Phampili: realizzato sulla struttura della parte più antica dell’abbazia, divenne nel 1600 la dimora signorile della principessa Olimpia Maidalchini. Suggestiva la passeggiata per il suo Centro storico: gioiello urbanistico caratterizzato da due file parallele di case a schiera che salgono fino all’abbazia. Il centro storico è racchiuso all’interno di una cinta muraria aperta solo in due punti.
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San Martino al Cimino
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Se siete alla ricerca di tranquillità, panorami mozzafiato e luoghi storici allora il vostro tour deve prendere in considerazione San Martino al Cimino, che dista da Capranica circa 25 km. E' un piccolo gioiello immerso nel verde dei boschi dei Monti Cimini. In posizione privilegiata rispetto al capoluogo, il piccolo borgo riserva molte sorprese per i turisti ed un bellissimo panorama sulla zona circostante. Da visitare la sua Abbazia cistercense con la sua imponente e antica struttura. Svettante tra i fitti castagneti dei Monti Cimini, la splendida Abbazia di San Martino al Cimino è documentata dall’anno 838. All’interno di essa potrete trovare il celebre capolavoro di Mattia Preti, Lo Stendardo Giubilare, commissionato da Olimpia Maidalchini Pamphilj per essere utilizzato nelle cerimonie giubilari dell’Anno Santo 1650. Palazzo Doria Phampili: realizzato sulla struttura della parte più antica dell’abbazia, divenne nel 1600 la dimora signorile della principessa Olimpia Maidalchini. Suggestiva la passeggiata per il suo Centro storico: gioiello urbanistico caratterizzato da due file parallele di case a schiera che salgono fino all’abbazia. Il centro storico è racchiuso all’interno di una cinta muraria aperta solo in due punti.
A soli 25 km da Capranica il capoluogo della provincia è raggiungibile in auto o con autobus di linea o treno con collegamenti ogni circa 30 minuti. Viterbo è definita da secoli la città dei Papi, in memoria del periodo in cui la sede papale fu appunto spostata in questa città che ancora porta i segni di quel fasto, pur avendo origini ancora più antiche. La "Città dei Papi", capoluogo di antica origine etrusca e di grandi tradizioni storiche, conserva un assetto monumentale tra i più importanti del Lazio: aristocratici palazzi, monumenti ricchi di opere d'arte di spiccato interesse, suggestivi quartieri medievali, chiese e chiostri di varie epoche, torri slanciate ed eleganti fontane in peperino, la tipica pietra delle costruzioni viterbesi. Il nucleo storico iniziò a svilupparsi verso l'anno 1000 intorno all'antica Castrum Viterbii sul Colle del Duomo e nel breve volgere di poco più di due secoli, raggiunse uno sviluppo talmente notevole da contendere alla vicina Roma l'onore e l'orgoglio della sede papale. E' cinta da alte mura medievali merlate e da massicce torri (costruite dal 1095 al 1268), ancora oggi pressoché intatte, con accesso da 8 porte. Assolutamente da visitare il Palazzo dei Papi con la sua Loggia e con la Sala del Conclave in cui si tenevano le udienze per eleggere i Papi (apertura: dall’1 aprile al 2 novembre dalle 10.00 alle 19.00, dal 3 novembre al 31 marzo 10-13 e 15-18 dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 18.00 il sabato e la domenica). Accanto ad esso, il Duomo, con il suo campanile bicolore e l’antico abside barocco. Imboccando via San Lorenzo dal Duomo si arriva nel quartiere di San Pellegrino, un quartiere medievale in cui perdersi tra i profferli, le celebri scale esterne, le case a ponte e le case-torri. Rilevanti anche il Palazzo dei Priori con gli affreschi della Cappella del Palazzo, la chiesa e il monastero di Santa Rosa, la piccola chiesa di San Silvestro e la chiesa (la più bella di Viterbo) di Santa Maria Nuova. La città è famosa per il trasporto della Macchina di Santa Rosa, tradizionale e spettacolare manifestazione che si svolge ogni anno la sera del 3 settembre, in onore della Santa patrona: una struttura illuminata, alta 30 metri e del peso di 52 quintali, viene portata a spalla da cento uomini, i Facchini di Santa Rosa, per le vie abbuiate della città. Nel 2013 la Macchina è stata inserita dall'UNESCO tra i Patrimoni immateriali dell'Umanità. Particolarmente rinomate le Terme. Nel Lazio , come in tutte le regioni dominate dall’Impero Romano, hanno origini antichissime. Gli Etruschi per primi e poi i Romani scoprirono le straordinarie proprietà benefiche e curative delle acque termali e crearono i primi bagni pubblici, luoghi di incontro e fulcro della vita sociale e politica. Le Terme dei Papi sono le più antiche della città di Viterbo, devono il loro nome alla figura di Papa Niccolò V, il Pontefice infatti amava a tal punto queste terme e le loro proprietà curative che nel 1450 commissionò la costruzione di un palazzo, per potervi soggiornare in qualsiasi momento volesse, questo edificio prese il nome di “Bagno del Papa”. Le acque delle Terme dei Papi di Viterbo sono di origine vulcanica, e incredibilmente ricche di proprietà benefiche e curative.
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Viterbo
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A soli 25 km da Capranica il capoluogo della provincia è raggiungibile in auto o con autobus di linea o treno con collegamenti ogni circa 30 minuti. Viterbo è definita da secoli la città dei Papi, in memoria del periodo in cui la sede papale fu appunto spostata in questa città che ancora porta i segni di quel fasto, pur avendo origini ancora più antiche. La "Città dei Papi", capoluogo di antica origine etrusca e di grandi tradizioni storiche, conserva un assetto monumentale tra i più importanti del Lazio: aristocratici palazzi, monumenti ricchi di opere d'arte di spiccato interesse, suggestivi quartieri medievali, chiese e chiostri di varie epoche, torri slanciate ed eleganti fontane in peperino, la tipica pietra delle costruzioni viterbesi. Il nucleo storico iniziò a svilupparsi verso l'anno 1000 intorno all'antica Castrum Viterbii sul Colle del Duomo e nel breve volgere di poco più di due secoli, raggiunse uno sviluppo talmente notevole da contendere alla vicina Roma l'onore e l'orgoglio della sede papale. E' cinta da alte mura medievali merlate e da massicce torri (costruite dal 1095 al 1268), ancora oggi pressoché intatte, con accesso da 8 porte. Assolutamente da visitare il Palazzo dei Papi con la sua Loggia e con la Sala del Conclave in cui si tenevano le udienze per eleggere i Papi (apertura: dall’1 aprile al 2 novembre dalle 10.00 alle 19.00, dal 3 novembre al 31 marzo 10-13 e 15-18 dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 18.00 il sabato e la domenica). Accanto ad esso, il Duomo, con il suo campanile bicolore e l’antico abside barocco. Imboccando via San Lorenzo dal Duomo si arriva nel quartiere di San Pellegrino, un quartiere medievale in cui perdersi tra i profferli, le celebri scale esterne, le case a ponte e le case-torri. Rilevanti anche il Palazzo dei Priori con gli affreschi della Cappella del Palazzo, la chiesa e il monastero di Santa Rosa, la piccola chiesa di San Silvestro e la chiesa (la più bella di Viterbo) di Santa Maria Nuova. La città è famosa per il trasporto della Macchina di Santa Rosa, tradizionale e spettacolare manifestazione che si svolge ogni anno la sera del 3 settembre, in onore della Santa patrona: una struttura illuminata, alta 30 metri e del peso di 52 quintali, viene portata a spalla da cento uomini, i Facchini di Santa Rosa, per le vie abbuiate della città. Nel 2013 la Macchina è stata inserita dall'UNESCO tra i Patrimoni immateriali dell'Umanità. Particolarmente rinomate le Terme. Nel Lazio , come in tutte le regioni dominate dall’Impero Romano, hanno origini antichissime. Gli Etruschi per primi e poi i Romani scoprirono le straordinarie proprietà benefiche e curative delle acque termali e crearono i primi bagni pubblici, luoghi di incontro e fulcro della vita sociale e politica. Le Terme dei Papi sono le più antiche della città di Viterbo, devono il loro nome alla figura di Papa Niccolò V, il Pontefice infatti amava a tal punto queste terme e le loro proprietà curative che nel 1450 commissionò la costruzione di un palazzo, per potervi soggiornare in qualsiasi momento volesse, questo edificio prese il nome di “Bagno del Papa”. Le acque delle Terme dei Papi di Viterbo sono di origine vulcanica, e incredibilmente ricche di proprietà benefiche e curative.
La cittadina di Caprarola si staglia sul versante sud-orientale dei Monti Cimini ed è dominata dall’imponente palazzo-fortezza, costruito nel XV secolo dalla potente famiglia Farnese, appunto il Palazzo Farnese. E' una delle bellezze più rinomate e visitate della Tuscia. Il palazzo si erge sulla parte più alta del borgo e venne concepito come fortezza dal cardinale Alessandro Farnese senior (il futuro papa Paolo III), che commissionò il progetto all’architetto Antonio da Sangallo il Giovane, ma i lavori si fermarono perché il cardinale divenne papa Paolo III. Dopo 25 anni ripresero e portarono a compimento questo gioiello con un nuovo progetto di Jacopo Barozzi, meglio conosciuto come il Vignola. Il Palazzo ha ben cinque piani e un grande numero di stanze affrescate, oltre a una particolarissima scala elicoidale realizzata insieme a trenta colonne doriche in peperino. All'esterno è inoltre possibile visitare il parco, il giardino all’italiana, le fontane e un bellissimo labirinto. Tra le cose più interessanti anche la stanza del Mappamondo, chiamata così per gli affreschi di Giovanni Antonio da Varese che occupano tutte le pareti della camera. Gli affreschi raffigurano il mondo allora conosciuto e il soffitto raffigura lo Zodiaco.
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Caprarola
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La cittadina di Caprarola si staglia sul versante sud-orientale dei Monti Cimini ed è dominata dall’imponente palazzo-fortezza, costruito nel XV secolo dalla potente famiglia Farnese, appunto il Palazzo Farnese. E' una delle bellezze più rinomate e visitate della Tuscia. Il palazzo si erge sulla parte più alta del borgo e venne concepito come fortezza dal cardinale Alessandro Farnese senior (il futuro papa Paolo III), che commissionò il progetto all’architetto Antonio da Sangallo il Giovane, ma i lavori si fermarono perché il cardinale divenne papa Paolo III. Dopo 25 anni ripresero e portarono a compimento questo gioiello con un nuovo progetto di Jacopo Barozzi, meglio conosciuto come il Vignola. Il Palazzo ha ben cinque piani e un grande numero di stanze affrescate, oltre a una particolarissima scala elicoidale realizzata insieme a trenta colonne doriche in peperino. All'esterno è inoltre possibile visitare il parco, il giardino all’italiana, le fontane e un bellissimo labirinto. Tra le cose più interessanti anche la stanza del Mappamondo, chiamata così per gli affreschi di Giovanni Antonio da Varese che occupano tutte le pareti della camera. Gli affreschi raffigurano il mondo allora conosciuto e il soffitto raffigura lo Zodiaco.
Bomarzo, borgo del Lazio, alle falde del Monte Cimino, possiede un'opera unica nel suo genere al mondo, “La Villa delle Meraviglie” chiamata anche “Sacro Bosco”, spesso definito “Parco dei Mostri”. Venne progettato dal principe Vicino Orsini e dal grande architetto Pirro Ligorio nel 1552. Il parco, pur inserendosi a pieno titolo nella composita ed erudita cultura architettonico-naturalista del secondo Cinquecento costituisce un unicum. I raffinati giardini all'italiana, sono realizzati su criteri di razionalità geometrica e prospettica, con ornamenti quali le ampie terrazze, le fontane con giochi d'acqua e le sculture manieriste. Al contrario, il colto Principe di Bomarzo, si dedicò alla realizzazione di uno eccentrico “boschetto” facendo scolpire nei massi di peperino, affioranti dal terreno, enigmatiche figure di mostri, draghi, ambigui soggetti mitologici e animali esotici, che alternò ad una casetta pendente, ad un tempietto funerario, a fontane, sedili ed obelischi su cui fece incidere motti e iscrizioni. Il “Sacro Bosco”, non rispettando le consuetudini cinquecentesche, si presenta come una soluzione del tutto irregolare, i diversi elementi sono tra loro svincolati da qualsiasi rapporto prospettico e non sono accomunati da alcuna coerenza di proporzioni. Il tutto è inventato con criteri iconologici che sfuggono anche ai più appassionati studiosi, autentico labirinto di simboli che avvolge chi si addentra fisicamente o intellettualmente. Questi, i motivi che hanno ispirato molti artisti del tempo come: Annibal Caro, Bitussi ed il Cardinal Madruzzo. In seguito alla morte del Vicino Orsini, nessuno si curò più di questo luogo che dopo secoli di abbandono è stato rivalutato da intellettuali e artisti come Claude Lorrain, Johann Wolfgang von Goethe, Salvador Dalì, Mario Praz e Maurizio Calvesi. Orari di apertura Il Parco è aperto tutti i giorni dell'anno con i seguenti orari: Gennaio-Febbraio: 8.30 - 17.00 Marzo-Settembre: 8.30-19.00 Ottobre: 8.30-18.00 Novembre-Dicembre: 8.30 - 17.00
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Parc des Monstres
Località Giardino
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Bomarzo, borgo del Lazio, alle falde del Monte Cimino, possiede un'opera unica nel suo genere al mondo, “La Villa delle Meraviglie” chiamata anche “Sacro Bosco”, spesso definito “Parco dei Mostri”. Venne progettato dal principe Vicino Orsini e dal grande architetto Pirro Ligorio nel 1552. Il parco, pur inserendosi a pieno titolo nella composita ed erudita cultura architettonico-naturalista del secondo Cinquecento costituisce un unicum. I raffinati giardini all'italiana, sono realizzati su criteri di razionalità geometrica e prospettica, con ornamenti quali le ampie terrazze, le fontane con giochi d'acqua e le sculture manieriste. Al contrario, il colto Principe di Bomarzo, si dedicò alla realizzazione di uno eccentrico “boschetto” facendo scolpire nei massi di peperino, affioranti dal terreno, enigmatiche figure di mostri, draghi, ambigui soggetti mitologici e animali esotici, che alternò ad una casetta pendente, ad un tempietto funerario, a fontane, sedili ed obelischi su cui fece incidere motti e iscrizioni. Il “Sacro Bosco”, non rispettando le consuetudini cinquecentesche, si presenta come una soluzione del tutto irregolare, i diversi elementi sono tra loro svincolati da qualsiasi rapporto prospettico e non sono accomunati da alcuna coerenza di proporzioni. Il tutto è inventato con criteri iconologici che sfuggono anche ai più appassionati studiosi, autentico labirinto di simboli che avvolge chi si addentra fisicamente o intellettualmente. Questi, i motivi che hanno ispirato molti artisti del tempo come: Annibal Caro, Bitussi ed il Cardinal Madruzzo. In seguito alla morte del Vicino Orsini, nessuno si curò più di questo luogo che dopo secoli di abbandono è stato rivalutato da intellettuali e artisti come Claude Lorrain, Johann Wolfgang von Goethe, Salvador Dalì, Mario Praz e Maurizio Calvesi. Orari di apertura Il Parco è aperto tutti i giorni dell'anno con i seguenti orari: Gennaio-Febbraio: 8.30 - 17.00 Marzo-Settembre: 8.30-19.00 Ottobre: 8.30-18.00 Novembre-Dicembre: 8.30 - 17.00
Civita di Bagnoregio è un luogo unico situato sulla vetta di un'altura di tufo e raggiungibile solo attraverso uno stretto ponte pedonale sospeso di 300 metri dal quale si gode di uno dei panorami più spettacolari di tutto il Lazio. Soprannominata la città che muore, per via della costante erosione delle rocce di tufo su cui si trova, questa cittadella ha origini etrusche e medioevali. Gli Etruschi, a conoscenza dell'instabilità sismica di quest'area misero in atto alcune opere allo scopo di proteggerla dai terremoti, arginando fiumi e costruendo dei canali di scolo per il corretto deflusso delle acque piovane. I romani, a loro volta, ripresero le opere ma dopo di loro queste furono trascurate ed il territorio ebbe un rapido degrado che portò, infine, all'abbandono. Ad aggravare la situazione, il colle di tufo su cui sorge Civita è minato alla base da una continua erosione provocata sia dall'azione dei due torrenti sia da quella della pioggia e del vento. Lentamente e inesorabilmente Civita si sta sgretolando e non è certo un caso che lo scrittore Bonaventura Tecchi l'abbia definita "la città che muore". Una volta superato il ponte, il primo importante monumento che si offre alla vista è la Porta San Maria, sormontata da una coppia di leoni che artigliano due teste umane, simbolo dei tiranni sconfitti dai bagnoresi. Più avanti la via Santa Maria si apre nella piazza principale, dove si può ammirare la chiesa romanica di San Donato restaurata nel XVI secolo in cui è custodito lo stupendo Crocefisso ligneo quattrocentesco della scuola di Donatello, e un affresco della scuola del Perugino. I palazzi rinascimentali dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni si impongono nelle viuzze con le tipiche case basse con balconcini e scalette esterne tipiche dell’architettura medioevale. Da vedere il piccolo Museo Antica Civitas, realizzato all'interno di una abitazione ; la grotta di San Bonaventura, un’antica tomba a camera scavata a strapiombo sul muro di tufo che prende il nome da Frate Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274) biografo di San Francesco di Assisi.
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Civita di Bagnoregio
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Civita di Bagnoregio è un luogo unico situato sulla vetta di un'altura di tufo e raggiungibile solo attraverso uno stretto ponte pedonale sospeso di 300 metri dal quale si gode di uno dei panorami più spettacolari di tutto il Lazio. Soprannominata la città che muore, per via della costante erosione delle rocce di tufo su cui si trova, questa cittadella ha origini etrusche e medioevali. Gli Etruschi, a conoscenza dell'instabilità sismica di quest'area misero in atto alcune opere allo scopo di proteggerla dai terremoti, arginando fiumi e costruendo dei canali di scolo per il corretto deflusso delle acque piovane. I romani, a loro volta, ripresero le opere ma dopo di loro queste furono trascurate ed il territorio ebbe un rapido degrado che portò, infine, all'abbandono. Ad aggravare la situazione, il colle di tufo su cui sorge Civita è minato alla base da una continua erosione provocata sia dall'azione dei due torrenti sia da quella della pioggia e del vento. Lentamente e inesorabilmente Civita si sta sgretolando e non è certo un caso che lo scrittore Bonaventura Tecchi l'abbia definita "la città che muore". Una volta superato il ponte, il primo importante monumento che si offre alla vista è la Porta San Maria, sormontata da una coppia di leoni che artigliano due teste umane, simbolo dei tiranni sconfitti dai bagnoresi. Più avanti la via Santa Maria si apre nella piazza principale, dove si può ammirare la chiesa romanica di San Donato restaurata nel XVI secolo in cui è custodito lo stupendo Crocefisso ligneo quattrocentesco della scuola di Donatello, e un affresco della scuola del Perugino. I palazzi rinascimentali dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni si impongono nelle viuzze con le tipiche case basse con balconcini e scalette esterne tipiche dell’architettura medioevale. Da vedere il piccolo Museo Antica Civitas, realizzato all'interno di una abitazione ; la grotta di San Bonaventura, un’antica tomba a camera scavata a strapiombo sul muro di tufo che prende il nome da Frate Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274) biografo di San Francesco di Assisi.

Conseils sur la ville

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Festa della Madonna delle Grazie .

La ricorrenza della Madonna delle Grazie, la seconda domenica di maggio, è la Festa per eccellenza di Capranica. Da non perdere la solenne processione, che si snoda per tutto il Centro Storico, partendo dalla Chiesa di S. Maria, toccando il Santuario della Madonna del Piano e arrivando alla Chiesa Rurale della Madonna delle Grazie. Particolarmente esaltante è l'attraversamento delle antiche "Serce",la parte terminale del Centro Storico che attraverso una lunga serie di gradoni degrada verso la S.R. Cassia fino alla Chiesa Rurale.